Riflessioni libere e spaventate.
Quando ero piccolino (sono nato nel lontano 1989) la politica era imperniata su Berlusconi.
Berlusconi si, Berlusconi no.
Berlusconi un genio, Berlusconi un furbastro.
Berlusconi colluso, Berlusconi perseguitato.
Tutto era Berlusconismo, anche la sua negazione.
Una cosa che ricordo bene di quegli anni era la propaganda pro Berlusconi (ricordo anche quella Anti-Berlusconi, ma non è questo il punto).
Ricordo puntate di “anno 0” (storico programma di Michele Santoro), puntate di “Porta a Porta” (si da piccolo avevo questa perversione), e poi in ordine sparso giornali, rubriche, incontri.
Ricordo bene quella fase.
Ricordo bene l’approccio dei Berlusconiani (per loro natura pro Berlusconi).
Alle accuse di avere come socio un Mafioso (Marcello Dell’Utri) rispondevano con la “persecuzione dei giudici”; alle accuse di avere assunto un mafioso (Vittorio Mangano) rispondevano con “la genuina generosità di un rampante imprenditore Milanese che non aveva tempo di guardare cosa facesse uno stalliere”;
alle accuse di avere costruito Milano 2 con i soldi delle famiglie mafiose siciliane rispondevano dicendo “teorie del complotto mai dimostrate”.
Nei tempi più recenti: “ma quali minorenni, Berlusconi organizzava cene eleganti”, “Berlusconi era veramente convinto che si trattasse della nipote di Mubarak (cosa di cui era convinta anche Giorgia Meloni a dire il vero, visto il suo voto in aula), “ma quale evasione, quello è il primo contribuente d’Italia, evaderebbe per qualche milioncino?”.
Insomma una difesa del capo ad oltranza, spudorata certamente, ma con una nota di moralità (che con Berlusconi stona effettivamente) intrinseca: nessun Berlusconiano disse mai che la mafia fosse giusta e giusto fosse farci affari, allietarsi con le ragazzine a pagamento fosse giusto, evadere fosse giusto.
La difesa di Berlusconi (e dei suoi scagnozzi) si basò sempre sulla negazione dei fatti, lo spostamento del ragionamento, la delegittimazione di giudici, avversari politici, giornalisti ostili.
C’erano fondamentalmente (anche se appare paradossale) dei principi condivisi e nessuno voleva porsi al di là di essi.
Quindi negare, dissimulare, confondere.
Negli anni l’approccio è mutato.
Già con la guerra in Ucraina il velo dell’ipocrisia vacillava: “mandiamo armi per aiutare l’Ucraina a difendersi”, “comminiamo le sanzioni a Putin per destabilizzarlo”, erano solo due delle sciocchezze che gli atlantisti dicevano per idiozia (tanti) e per malafede (tantissimi).
Ma in fondo con frasi ipocrite si copriva una guerra per procura, l’assalto al nuovo asse dei BRICS, e la distruzione del concetto di Unione Europea.
Certo si diceva che Putin era un macellaio (così, fuori dai denti) ma poi che la pace fosse l’obiettivo nessuna aveva il coraggio di negarlo (nonostante fosse la più evidente delle bugie).
Da qualche giorno abbiamo sotto gli occhi il grande cambio di paradigma: il cattivismo senza vergogna.
Quel velo di ipocrisia che portava Colin Powell a mostrare una falsa boccetta di “armi chimiche” per inventarsi una guerra contro Saddam (con centinaia di migliaia di morti) e rubarne petrolio, moneta e prospettive, adesso non c’è più.
Nel conflitto Israelo-Palestinese non ci si vergogna a dire frasi cattive senza vergogna: “è giusto asfaltare Gaza”, “è giusto che Israele si vendichi”, “non ce ne frega niente se da 70’anni i palestinesi sono vessati”.
“Moriranno bambini, tanti, troppi. Ma Israele è uno Stato ed ha il diritto di difendersi attaccando GAZA”.
“Della catastrofe umanitaria non deve importare, perché Hamas ha fatto un atto di terrorismo”.
Non si parla di pace, non si parla di civili.
Non si simula neppure di interessarsi degli ospedali, dei profughi, dei bambini.
Nulla, solo posizioni ferme, forti, posizioni che nulla c’entrano con il principio condiviso della pace, del ripudio della violenza.
Non è un sentimento comune la pace, la salvezza di GAZA, neppure ipocritamente.
Questo mi preoccupa tanto.
Si può essere cattivi quanto volete, e gli israeliani ne sanno qualcosa (sia in senso attivo che passivo), ma quando il mondo scorda i principi comuni talmente tanto da non vergognarsene, lì le tenebre avvolgono i giorni e le menti.
Apartheid, nazismo, schiavitù, cosa sono se non la mancanza di vergogna nel fare una cosa sbagliata?
E dove ci hanno portato Apartheid, nazismo, schiavitù?
Ed adesso, nel cattivismo generale, dove stiamo andando?

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